Le ultime catastrofi naturali verificatesi nel territorio italiano hanno visto l’impiego di robot e droni nelle verifiche post-sisma. Di manifattura internazionale, ma anche italiana, sono stati progettati infatti numerosi automi moderni con delle caratteristiche tali da renderli più abili dell’uomo a svolgere determinate operazioni all’interno degli edifici danneggiati dal sisma.
Questa soluzione si è rivelata importante anche dal punto di vista della sicurezza: impiegando i droni nelle verifiche da effettuare sugli edifici pericolanti, nessuna vita umana viene esposta ai rischi derivanti dall’ingresso nelle costruzioni rimaste in piedi dopo un sisma.
Il ruolo dei droni nelle verifiche post-sisma ad Amatrice
Le verifiche post-terremoto ad Amatrice sono state una delle prime prove di soccorso reali per i robot e i droni impiegati in questo campo: numerose operazioni inerenti alla messa in sicurezza dei monumenti danneggiati dal terremoto sono state infatti affidate a questi aiutanti frutto della più sofisticata tecnologia.
In questa occasione sono stati impiegati sia droni volanti che droni terrestri, che grazie alla collaborazione tra di loro sono riusciti a portare a termine missioni impensabili per un uomo. Arrivati sul luogo a sole 48 ore dal disastro, i droni sono immediatamente entrati negli edifici pericolanti per raccogliere foto e video indispensabili alla costruzione di modelli 3D per pianificare i lavori di messa in sicurezza e il recupero dell’eventuale contenuto di pregio degli edifici.
In particolare, l’intervento di droni e robot pilotati da remoto è stato utilizzato per effettuare le verifiche sulle chiese di Sant’Agostino e di San Francesco, le cui condizioni dopo le scosse rendevano impossibile l’accesso anche ai pompieri e agli altri operatori per valutarne lo stato degli interni e per mettere in salvo i preziosi affreschi.
I droni e i robot utilizzati nelle verifiche post-sisma
Le operazioni post-sisma hanno visto protagonisti diversi tipi di droni e robot, volanti e terrestri, alcuni dei quali progettati totalmente in Italia. Il progetto Europeo TRADR (Long-Term Human-Robot Teaming for Robot-Assisted Disaster Response), a cui partecipa anche l’Università La Sapienza di Roma, ha schierato due robot terresti e tre droni prodotti in Germania per permettere l’ispezione degli interni delle chiese di Sant’Agostino e San Francesco. Il lavoro svolto ha evidenziato una grande collaborazione, poiché per permettere a un solo drone volante di entrare da un buco nel tetto, gli altri due riprendevano la situazione da angolature diverse per aiutare il pilota a distanza con le manovre. E lo stesso è avvenuto con i robot terrestri: pensati inizialmente per effettuare gli interventi necessari dopo i grandi disastri industriali, questi automi si sono rivelati particolarmente utili anche in caso di calamità naturali, in quanto hanno permesso di ispezionare gli edifici danneggiati e capire se gli addetti ai soccorsi possono entrarvi.
Sul territorio erano presenti anche i droni militari Raven, piccoli arerei americani robotizzati che hanno permesso di ispezionare gli edifici danneggiati anche durante la notte, in quanto dotati di fotocamera a infrarossi.
WalkMan, il robot tutto italiano
Ha debuttato in quest’occasione anche il robot tutto italiano, WalkMan, progettato proprio per sostituire l’uomo quando è necessario un intervento in luoghi e situazioni particolarmente pericolosi. Realizzato dall’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova in collaborazione con l’Istituto Superiore Sant’Anna di Pisa, WalkMan è stato progettato in modo da adattarsi alla perfezione agli ambienti e alle situazioni umane. È dotato infatti di arti progettati con forme e meccanismi similari a quelli dell’uomo, che fanno sì che il robot possa compiere movimenti fluidi e agili. In particolare, proprio le mani sono quel dettaglio che fa la differenza tra questo robot e gli altri: sono così elastiche che gli permettono di compiere operazioni complesse come scavare, sollevare oggetti e addirittura trasportare persone.
L’impiego dei droni per la sicurezza: presente e futuro
Durante le operazioni post-sisma effettuate ad Amatrice i droni sono stati utilizzati per documentare i danni agli edifici, per sorvegliare le zone colpite anche in orario notturno e per creare le utilissime ricostruzioni tridimensionali dei fabbricati danneggiati. Tutto ciò ha permesso di ottenere immediatamente delle immagini ad alta definizione degli edifici colpiti, facendo capire immediatamente ai soccorritori quali fossero le strade agibili per raggiungere i feriti e di quantificare subito i danni sulle costruzioni, capendo anche perché queste fossero crollate, fornendo eventualmente dei dati utili alla magistratura per attribuire delle responsabilità.
Giunti a questo punto ci si inizia a chiedere se in un futuro prossimo ci saranno delle vere e proprie squadre di robot pronti a intervenire in autonomia in casi di emergenza come questi. Intanto, in Islanda e in Grecia sono già stati compiuti degli studi sulle faglie potenzialmente sismiche grazie all’aiuto dei droni, che sarebbero in grado di effettuare analisi estremamente precise, molto più di quanto lo siano stati finora elicotteri e satelliti. Questo è quanto emerge dallo studio coordinato da Alessandro Tibaldi, professore associato di Geologia Strutturale presso l’Università di Milano-Bicocca, che con il suo team di scienziati ha ottenuto dei risultati incoraggianti nell’affermare che grazie ai droni è possibile prevedere quali sono le aree più soggette ai terremoti.