Il preconsuntivo del 2015 parla di una crescita di compravendite del 6%, con un boom atteso nel 2016 dell’8,1%. La soglia delle 500.000 case scambiate all’anno sarà superata nel 2017 con un ulteriore aumento del mercato del 6,1%. La ripresa dunque c’è e sarà mantenuta nel tempo, ma sarà lenta e i livelli del passato saranno recuperati solo nel 2026, tra 11 anni, a fronte di una crescita annua del Pil dell’1,5. Lo dice Nomisma nel suo 3° Osservatorio 2015 che annuncia un consolidamento dei dati positivi registrati dall’ultimo trimestre 2014. E’ migliorata l’economia italiana ed è migliorato anche il “sentiment” degli italiani, ovvero la disposizione d’animo dei consumatori che devono comprare casa decidendo di investire sul loro futuro.
La crescita del mercato immobiliare è uniforme e diffusa in tutte e 13 le maggiori città monitorate. In ambito residenziale l’offerta continua a premere nei semicentri e nelle periferie, mentre si conferma stabile nelle zone di pregio e nei centri, dove crescono anche le intenzioni di acquisto. E’ interessante notare come in queste aree sia anche in aumento l’interesse verso la locazione, in attesa di un miglioramento delle condizioni di accessibilità e qualità degli immobili.
I prezzi continuano a soffrire, ma anche in questo campo gli indicatori lanciano segnali positivi per il futuro. Se dal 2008 ad oggi sono calati in media di oltre il 20% e ancora quest’anno sono scesi del 2,8%, nel 2016 il rialzo sarà di un lieve 0,1%, nel 2017 dell’1,6% e nel 2018 di un robusto 2,5%. Per ora rimane ancora sensibile lo sconto applicato in sede di vendita rispetto alla richiesta iniziale e i tempi di scambio restano dilatati. La performance più negativa è quella dei negozi, con un’offerta in costante crescita e una domanda ancora una volta in calo.
Per il mercato corporate la ripresa non può dirsi pienamente consolidata, anche se dai numeri pare tale. L’offerta è stabile, con l’eccezione dei centri città dove invece è in crescita, mentre la domanda risulta ancora in calo con tendenza però all’assestamento.
Il pericolo più tangibile alla ripresa del mercato è rappresentato dalle iniziative di dismissione di massa degli asset immobiliari dei fondi e dei patrimoni da parte di enti pubblici e privati che si stanno verificando con frequenza dall’inizio dell’anno. Il rischio è che con l’esplosione dell’offerta riprendano a scendere i prezzi perché la rimonta alla quale stiamo assistendo, seppur tangibile, è tutt’altro che stabile. L’allerta non riguarderebbe per Nomisma tanto il comparto residenziale, quanto quello degli immobili di impresa, cioè i capannoni, che al momento è alimentato quasi esclusivamente dalla componente straniera. La sostanziale mancanza di domanda domestica espone “al rischio di contraccolpi più marcati in caso di shock indotti da un eccesso di offerta a valori distressed”.