In Italia i centri storici rappresentano lo 0.05% del territorio e ospitano circa 1,5 milioni di persone, il 2,5% della popolazione. Nonostante i dati su superficie e popolazione possano sembrare poco rilevanti, l’importanza di questi spazi urbani è fondamentale in Italia. In un periodo storico di grande mutamento, la presenza o assenza dei giovani dai centri storici può rappresentare l’ago della bilancia per lo sviluppo o l’abbandono di queste aree. L’Associazione Nazionale Centri Storici Artistici (ANCSA) ha analizzato 109 capoluoghi di provincia sotto diversi punti di vista, con uno spaccato sulle diverse tipologie di abitanti dei centri storici, e ha trovato una situazione che si sviluppa a “macchia di leopardo”.
La popolazione media e i giovani
La media rilevata tra gli anni 2001 e 2011 mostra come i centri storici registrino una presenza in crescita di abitanti di origine straniera. In alcune città, ad esempio Brescia e Roma, un abitante su quattro è straniero, anche se poi la media nazionale è dell’11,7%. Sempre in media, la popolazione totale nei centri analizzati è rimasta all’incirca la stessa negli ultimi anni. Se però si va più a fondo nell’analisi, si scopre che alcune regioni come Toscana, Umbria, Marche e Lazio hanno visto crescere il numero di abitanti dei loro centri storici. Altre regioni come Veneto, Sardegna e Sicilia, invece, hanno registrato una diminuzione di questo numero, a volte in modo anche consistente.
I giovani in particolare sono una fascia demografica che mostra forti differenze tra una città e l’altra. Se a Prato la crescita della popolazione giovane è stata del +68% e a Forlì del +54%, in città come Brindisi c’è stato un -31%, e a Siracusa un -34%. Questa città in particolare è stata tra le ultime in classifica anche per il numero totale di abitanti, calati del 16,8% in dieci anni. Dopo di questa solo L’Aquila, il cui spopolamento è però giustificato dai terremoti avvenuti nel recente passato.
In media gli abitanti dei centri storici si suddividono tra le diverse età come segue:
– giovani tra 0 e 14 anni – 12%
– adulti tra 15 e 64 anni – 65%
– anziani oltre i 65 anni – 23%
In generale, e in particolare nelle città del Sud, si assiste a una crisi delle nascite. Ciò porta ad avere una sempre crescente popolazione anziana che risiede nei centri, riflesso in ogni caso di una tendenza che accomuna l’Italia urbana ed extraurbana.
Un dato interessante è anche quello che riguarda la composizione delle famiglie che vivono nei centri storici, che nel 73% dei casi sono composte solo da una o due persone. Al Sud questa tendenza è però molto minore: la presenza percentuale di questo tipo di famiglie di piccolissima dimensione è assai ridotta e in Puglia scende fino al 30%.
L’economia dei centri storici
Nonostante la superficie coperta dai centri storici sia molto piccola, la loro importanza nell’economia italiana è fondamentale. È in questi luoghi che si trova larga parte del patrimonio storico-architettonico e dei poli culturali del Paese. Il turismo culturale, rilevato in forte crescita dal 2010 in poi, passa quindi in gran parte da qui.
Non stupisce l’andamento dell’occupazione in queste aree specifiche:
– gli addetti all’industria e all’artigianato sono diminuiti del 27,6%;
– gli addetti alla distribuzione sono diminuiti del 20%;
– gli addetti alla produzione sono diminuiti del 7%.
A fronte di questi dati l’occupazione in generale è però aumentata del 18,7%, grazie alla notevole crescita registrata nel settore dei servizi, in particolare quelli legati al turismo.
– Addetti ai servizi personali (attività ricreative, istruzione e sanità): +74%
– Addetti ai servizi pubblici: +55%
– Addetti ai servizi di consumo (attività ricettive e commerciali): +11,6%
Le iniziative per far rivivere i centri storici
In molte regioni nascono iniziative pubbliche proprio per rilanciare questi luoghi, anche attraverso agevolazioni per rendere più facile ai giovani abitare in centro.
Ad Assisi, ad esempio, è stato rilasciato un bando pubblico dedicato proprio ad attirare le famiglie, in particolare quelle numerose. Si stabilisce un fondo destinato per intervenire sui canoni di affitto, agevolando così il ripopolamento del capoluogo e delle frazioni. Un altro tipo di intervento riguarda invece le attività commerciali: il comune concederà spazi pubblici ai giovani e a imprenditori e artigiani per proporre prodotti che non siano solo orientati al turismo.
Nelle Marche si è invece presentato il bando del Programma di Sviluppo Rurale, che interessa tutti i borghi rurali e i centri storici di antico insediamento. Più di 11 milioni di euro saranno concessi per interventi di riqualificazione urbana e per l’installazione di impianti pubblici di teleriscaldamento.
A Ravenna l’amministrazione comunale è stata affiancata dalle associazioni di artigiani e commercianti per ottenere un importante contributo regionale. Questo contributo sarà utilizzato per valorizzare il centro storico puntando sulla riqualificazione urbana, sull’accessibilità e mobilità sostenibile, ma anche sulla promozione e il marketing. Questo tema è ritenuto di fondamentale importanza, non solo per le attività commerciali del centro, ma per le ricadute positive più ampie in tutti gli ambiti. Un tessuto commerciale sano aiuta a rendere più attrattiva e frequentata la città, oltre a preservare il territorio dal degrado.
Un ultimo esempio di queste iniziative per valorizzare i centri storici arriva dal Trentino. La Provincia di Trento ha stanziato 40 milioni di euro per interventi di riqualificazione che riguardano l’abbellimento delle facciate e le ristrutturazioni interne degli edifici. Anche qui una quota è appositamente riservata ai giovani, proprio nell’ottica di prevenire lo spopolamento dei centri. È inoltre interessante notare l’obbligo di utilizzare materiali provenienti dalla filiera locale, in modo da dare così un sostegno anche all’economia regionale.