Gli operatori del mercato immobiliare sono fiduciosi. I segnali di ripresa del mercato si riflettono anche nella percezione delle agenzie di settore, che guardano al presente e al futuro con ottimismo. Ce lo dicono i dati del Sondaggio Congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia, riferiti al II trimestre 2017.
Come ogni trimestre, la Banca d’Italia interpella un campione di circa 1.300 agenzie immobiliari con un questionario, e le risposte consegnate ci permettono di ricostruiscono un quadro piuttosto chiaro di come sta andando il mercato delle compravendite immobiliari. Ecco i segnali più evidenti percepiti dalle agenzie.
Migliorano i giudizi sui prezzi di vendita
Non c’è stato ancora un vero balzo in avanti dei prezzi delle abitazioni, ma le agenzie notano un lieve incremento. Per questo motivo resta negativo il saldo tra la quota di operatori che segnala una crescita congiunturale dei prezzi di vendita e quella che ne indica una riduzione, ma si nota una contrazione ( -28,0% rispetto al -31% del trimestre precedente). Si rafforzano, inoltre, i giudizi di stabilità sui prezzi (66,4% da 62,8%).
Aumentano le agenzie che hanno venduto almeno una casa
Sale la quota di agenzie che dichiarano di aver venduto almeno un immobile ad uso residenziale nel secondo trimestre 2017, rispetto al sondaggio precedente (80,6% rispetto al 76,1%). I dati vedono un aumento del 9% circa rispetto al medesimo periodo del 2016.
Invariato il tasso di giacenza degli immobili presso le agenzie
Rimane pressoché invariato il dato riferito al tasso di giacenza degli immobili presso le agenzie immobiliari. Il saldo tra le agenzie che indicano un aumento delle giacenze di incarichi a vendere rispetto a quelle che segnalano una diminuzione sta, infatti, allo 0,2%, rispetto al -0,3% del trimestre precedente. Il dato è frutto della media tra la riduzione delle giacenze registrata nelle regioni di Nord Ovest e Centro e l’aumento segnalato nel Nord Est e nel Mezzogiorno, dove i valori risultano comunque inferiori rispetto al trimestre precedente.
Secondo gli operatori, le maggiori cause di cessazione dell’incarico a vendere dipendono dal divario tra i prezzi offerti e quelli domandati. Sale la quota di chi afferma che i prezzi richiesti sono ritenuti eccessivamente elevati dai potenziali acquirenti (46,6%) dopo una diminuzione nel trimestre precedente. Si riducono di molto, invece, le proposte di acquisto con prezzi ritenuti troppo bassi dal venditore (34,1%).
Il margine di sconto sui prezzi è stabile
E il margine medio di sconto sui prezzi? Si attesta attorno al 12,5%, analogamente ai risultati della rilevazione precedente. C’è un rialzo del margine di sconto nelle aree non urbane, che però è compensato dalla riduzione in quelle urbane. Aumentano invece di poco i tempi di vendita, passando a 7,7 mesi dai 7,3 dell’ultimo rilievo.
Agenti immobiliari ottimisti per il prossimo futuro
Gli agenti immobiliari interpellati guardano con favore al prossimo futuro del mercato. Sebbene i risultati siano di poco inferiori al trimestre precedente, si nota un netto miglioramento rispetto allo stesso periodo del 2016. Il saldo tra la quota di giudizi di miglioramento e peggioramento nel II trimestre 2017 è stato pari al 7,7%, dal -6,1% dell’analogo periodo nel 2016.
Anche il saldo sulle attese per i nuovi incarichi a vendere è ben positivo (10,3%), superiore di circa 7 punti percentuali al valore registrato nel 2016. Si attenua la quota degli operatori che prevedono una flessione dei prezzi nel trimestre in corso (23,8% dal 28% del trimestre precedente), mentre aumenta il giudizio di stabilità (72,8% rispetto al 68,6% della rilevazione precedente).
Permane l’ottimismo sul mercato nazionale
Si rafforzano le aspettative positive degli operatori sul mercato nazionale: il saldo tra la quota di giudizi favorevoli e sfavorevoli sull’evoluzione a breve del mercato immobiliare nazionale si attesta attorno al 3,9%, dal -4,6% del 2016. E l’ottimismo degli operatori del settore sale pensando ad un traguardo di medio termine (due anni): il saldo tra attese di miglioramento e peggioramento si porta al 43,3%, rispetto al 37,7% rilevato lo scorso aprile.