Spreco Zero, questa la parola chiave dell’Italia che vuole riqualificare il suo patrimonio immobiliare e puntare sull’edilizia ecosostenibile.
Dall’esigenza di ripensare il modo stesso di intendere gli edifici e la realtà urbanizzata, nasce l’idea di REbuild 2016, una due giorni di analisi, formazione, networking e business, che, giunta alla sua quinta edizione, è sempre più il punto di riferimento internazionale per la riqualificazione urbana e l’edilizia ecosostenibile.
Al centro delle due giornate di Riva del Garda si è concentrata l’attenzione sul tema dell’Economia Circolare, nuovo faro d’ispirazione per il mercato immobiliare presente e futuro.
L’Italia è infatti un paese ricco di edifici costruiti nel tempo che non godono dei più elevati e recenti standard costruttivi ed energetici. Questo fatto pone il Paese di fronte ad una delle sfide principali dell’epoca moderna, una prova da affrontare con la giusta attenzione, ma da considerare anche come una reale opportunità di miglioramento: la riqualificazione.
Per colpa della crisi, il mercato immobiliare italiano ha attraversato un momento difficile, ma la condizione di appannamento del settore edilizio ha spinto gli operatori a concentrare le proprie energie per trovare il modo di rinnovarsi ed intercettare le nuove richieste dei compratori.
Economia circolare: costruire senza sprechi
#Circular, #Digital e #Social sono le keyword che hanno animato il dibattito della manifestazione, convogliando le conoscenze e gli sforzi collettivi di pubblica amministrazione, costruttori e progettisti verso un nuovo modo di intendere il ruolo degli edifici moderni.
L’economia circolare, declinata nell’ambito immobiliare, porta a considerare ogni intervento di costruzione o riqualificazione come “a spreco zero”: partendo dalla progettazione e dalla scelta dei materiali, passando per la lavorazione degli stessi, per consentire un’ottimizzazione perfetta delle risorse.
Vecchi immobili, nuovo valore
Le abitazioni e gli edifici pubblici e privati devono anche essere “social” e, facendo delle esigenze più recenti dei cittadini una priorità, devono creare valore non solo immobiliare, ma anche, e soprattutto, sociale. Una delle esigenze più forti (e pratiche) è quella di intervenire riqualificando le costruzioni preesistenti per portarle a nuova vita, bonificando le aree dismesse o male utilizzate.
In quanto parte di una realtà profondamente “digital”, l’edificato deve assecondare i bisogni in termini di sostenibilità ambientale e di capacità di aggiornarsi in maniera rapida, quasi come fosse un software.
Pensiamo, ad esempio, alla possibilità di rendere un’abitazione in grado di generare energia, al posto di vampirizzarla. In un Paese come l’Olanda, particolarmente attento a queste tematiche, sono interventi ormai ordinari quelli finalizzati a rendere una casa, nel giro una settimana al massimo, energeticamente autonoma e ad emissioni zero.
Italia: tanti edifici, tante opportunità
Nel 2014 il nostro Paese contava circa 4,3 milioni di edifici da riqualificare, per una quota di mercato pari al 65% del totale. Un numero impressionante, che fa intuire come ci siano reali opportunità per creare lavoro, concentrandosi sulle modalità con cui ammodernare questi edifici, abbattendo gli sprechi di spazio e di preziose risorse energetiche.
Secondo i dati Nomisma del 2015, circa il 55% delle abitazioni italiane ed il 60% degli edifici sono stati costruiti prima del 1971. Questo implica una carenza dal punto di vista della qualità costruttiva e dell’isolamento, ed una necessità di ammodernarli e metterli in sicurezza.
Com’è leggibile dai dati appena richiamati, l’Italia possiede uno tra i patrimoni immobiliari più antichi d’Europa, e per questo motivo diventa di importanza fondamentale il riuscire a recuperare la gran parte di questo patrimonio, dove possibile, e concentrarsi sul mercato della riqualificazione.