Siano centrali dismesse o vecchie case cantoniere, mercati di quartiere o ex aree espositive, la parola chiave di questo 2016 sembra essere recupero.
A formalizzare le esigenze dei territori è stato il Bando governativo per la riqualificazione e sicurezza, teso ad incentivare il recupero di contesti urbani degradati e bisognosi di opere di riqualificazione: molti enti territoriali si sono avvicinati con interesse al bando, seguendo i principi in esso contenuti.
Tuttavia, la volontà di adoperarsi per riportare a nuova vita le aree edificate abbandonate o non sfruttate si era già fatta strada spontaneamente attraverso il nostro Paese, anche in assenza di finanziamenti dedicati.
Case cantoniere: una nuova vita, tra turismo e servizi ai viaggiatori
Le familiari case cantoniere, con il loro inconfondibile colore e stile architettonico, tornano alla ribalta grazie ad un bando frutto della collaborazione con Anas, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Agenzia del Demanio e Ministero dei Beni Culturali.
Lo scopo è quello di sfruttare gli storici edifici posizionati in punti nevralgici della rete viaria italiana, per soddisfare le esigenze dei viaggiatori. Le case cantoniere potrebbero rinascere sotto forma di bar, alberghi, ristoranti e centri d’informazione turistica.
Anas ha pronto un investimento di circa 8 milioni di euro per i prossimi tre anni, per ristrutturare gli edifici e renderli un investimento a lungo termine per l’azienda. Gli immobili verranno assegnati in concessione attraverso un bando, pubblicato lo scorso 15 luglio, al quale potranno aderire privati cittadini, imprenditori, associazioni, consorzi, aziende, e cooperative entro il 31 ottobre 2016.
I progetti migliori, in grado di creare un reale valore per le comunità, si aggiudicheranno la gestione dell’edificio per il quale hanno gareggiato, e i vincitori potranno gestire le case cantoniere per un periodo di 10 anni, al termine dei quali verrà indetto un nuovo bando.
Mercati rionali d’Italia: tutelare la tradizione attraverso il loro rinnovamento
I mercati rionali sono presenti soprattutto nelle grandi città e costituiscono un vero patrimonio storico per l’Italia. Queste presenze, familiari e rassicuranti, sono date quasi per scontate, ma ora hanno bisogno di ripensare il proprio ruolo, sia a livello economico, sia per il valore aggiunto che possono offrire alle realtà urbane.
La globalizzazione ha inevitabilmente alterato le funzioni tradizionali proprie dei mercati cittadini, ma questo non significa che abbiano perso ogni loro utilità. La pensa così l’associazione internazionale Eutropian, che crede nel processo di conversione della tipologia tradizionale di mercato locale in qualcosa che vada oltre al classico incontro tra domanda ed offerta, puntando sull’ambito socio-relazionale tra le persone.
Il processo di cambiamento che sta investendo ogni aspetto della nostra vita tocca anche i mercati di quartiere: restituendo alle piazze il loro originario ruolo di luoghi di aggregazione, essi potranno recuperare la centralità di un tempo. I mercati Metronio e Pigneto a Roma, così come tanti altri, dimostrano di essere ancora dei poli vitali dal punto di vista sociale, in grado di creare nuovi posti di lavoro e di alimentare il tessuto sociale. L’iniziativa mira, dunque, a favorire lo scambio d’idee tra le varie componenti economiche e civili nei territori interessati, per promuovere il dialogo e la collaborazione.
Expo-university: la Statale sceglie l’ex area di Rho come nuovo campus
Anche i grandi eventi lasciano in dono un grosso dilemma sul futuro di spazi e strutture che, durante l’evento, avevano una destinazione ben precisa. Come recuperare le infrastrutture e gli stabili costruiti per Expo 2015, ad esempio?
Gianluca Vago, rettore dell’Università Statale di Milano, sembra avere le idee chiare a proposito: trasformare il sito di Rho in uno spazio esteso dalle grandi potenzialità, pronto a diventare un campus universitario tecnologicamente all’avanguardia e il punto di riferimento per la cultura scientifica a livello europeo. Il progetto si andrebbe ad affiancare allo Human Technopole, pensato come centro di ricerca mondiale su sicurezza alimentare, qualità della vita, ambiente.
Questa è l’ambizione contenuta nella proposta avanzata lo scorso 18 luglio alla presenza dell’amministrazione territoriale e del ministro per le politiche agricole Maurizio Martina, strutturata su un piano di fattibilità preparato dal Boston Consulting Group e con i disegni ideati dall’architetto Kengo Kuma. Il piano prevede di impiegare una superficie di 150 mila metri quadrati per un investimento di circa 380 milioni.
Per capire se e quando potrebbe avviarsi il progetto, bisognerà attendere la prossima legge di stabilità, entro l’autunno 2016. Sarà proprio dal contenuto del testo normativo che si capirà se saranno prese iniziative ad hoc per l’area di Expo e in quale misura il governo deciderà di sostenere il percorso di rinnovamento del sito di Rho.
Centrali “eclettiche”: l’arte di reinventare gli impianti dismessi
Quando pensiamo alle nostre città, ci vengono in mente centri colmi di edifici che si prestano ad essere abitazioni, uffici, negozi, fabbriche o magazzini. Gli spazi cittadini, però, sono scanditi anche da elementi che diamo per scontati, pur essendone parte integrante: strade, impianti idrici, linee elettriche, gasdotti, reti ferroviarie, tutti parte consistente della realtà che ci circonda.
Le centrali elettriche non sono da meno, e nel processo di rinnovamento e ridefinizione delle politiche energetiche a livello europeo, sono diventate oggetto di profondi cambiamenti. È proprio l’esigenza di rinnovamento che ha spinto Enel a sviluppare il progetto Futur-E, che coinvolge 22 impianti energetici sparsi per tutta Italia, ai quali trovare una seconda vita. L’obiettivo è di sfruttare la presenza infrastrutturale degli impianti, individuando la destinazione più compatibile con le esigenze locali.
Grazie al dialogo aperto con istituzioni, enti pubblici, privati e comunità, sta gradualmente avanzando il processo di conversione degli stabilimenti. Grazie ai bandi e concorsi indetti, le menti creative di tutta Europa hanno potuto partecipare, infondendo con la propria sensibilità le interessanti proposte pervenute. Un bell’esempio di come, con mentalità aperta e rivolta al cambiamento, sia possibile pensare ad un ruolo moderno e socialmente utile per importanti aree edificate preesistenti.