Social Street: dalla community online alla vita reale, la storia di via Fondazza a Bologna

Trasferirsi in una nuova città e non conoscere nessuno. Per l’uomo, che è per natura un animale sociale prima ancora che social, un contesto del genere può generare una sensazione di disagio. Proprio dalla voglia di superare questa condizione, conoscendo e creando legami con i propri vicini, nel 2012 è nata una brillante idea destinata a diffondersi in tutto il mondo: la Social Street.

All’epoca, la giovane coppia composta da Federico Bastiani e Laurell Boyers si era da poco trasferita a Bologna, in via Fondazza. Qualche tempo dopo il loro arrivo, i loro dirimpettai erano per loro ancora degli sconosciuti. Una situazione che risultava loro poco piacevole e, perché no, anche piuttosto assurda.

Da qui l’idea della coppia: un gruppo chiuso su Facebook dedicato alla via, nel quale si invitano i residenti a condividere richieste, bisogni e necessità quotidiane, creando così una rete di solidarietà tra vicini di casa. Grazie alla semplice affissione di fogli lungo via Fondazza, nel giro di tre settimane si erano iscritte al gruppo già un centinaio di persone, iniziando ad animarlo spontaneamente.

Via Fondazza: fiducia, solidarietà e risparmio nella vita quotidiana

A cosa serve un social network, se poi non ci si può dare una mano nei piccoli problemi di ogni giorno?

In luce di questa riflessione, alcuni studenti in cerca di una lavanderia a gettoni hanno potuto usufruire di una lavatrice messa a disposizione da una vicina, e la richiesta di babysitting di una giovane studentessa è stata subito accolta da due genitori residenti a pochi passi di distanza, disponibili per aiutarla. Ma in via Fondazza si continuano a risolvere anche esigenze più materiali, come quella di reperire un seggiolino per l’auto: una famiglia che ne possedeva uno inutilizzato lo ha ceduto volentieri, in cambio magari di una riparazione domestica.

Tutti modi per venirsi incontro solidalmente, rafforzando i legami di conoscenza e di buon vicinato. In poco tempo, quasi la metà dei residenti di via Fondazza ha aderito al gruppo su Facebook, sviluppando una rete di conoscenze e uno scambio di favori che ha consentito, e consente tuttora, a tante persone di risparmiare e di ricevere un aiuto inaspettato, proprio da dietro l’angolo.

Persino cinema e ristoranti propongono sconti e agevolazioni per gli abitanti di via Fondazza, chiudendo il cerchio di un’operazione nata per caso, ma appoggiata con entusiasmo dalla comunità.

Social Street

Da Bologna a Milano, l’esperimento sociale di via Fondazza si diffonde con socialstreet.it

Il bisogno di stringere rapporti umani, di conoscere e interagire con le persone che abitano a pochi passi da noi, ma delle quali spesso non sappiamo nulla, non ha confini geografici.

Ecco perché, sull’onda del grande successo dell’iniziativa nata a Bologna, è stato lanciato il portale Social Street, che spiega nel dettaglio i meccanismi dell’iniziativa, offrendo validi spunti per approfondirla ed imitarla.

Lo stesso ideatore, Federico Bastiani, spiega che non è necessario essere iscritti al gruppo: chi non possiede o non ha dimestichezza con la rete, può appoggiarsi al proprio vicino e comunicare attraverso foglietti o passaparola. Internet, in questo caso, è solo il mezzo per diffondere richieste e messaggi tra i membri della comunità.

Sarà anche per questo motivo che attualmente si contano oltre 393 social street in tutto il mondo, persino in Brasile e in Nuova Zelanda, ma è proprio nel nostro bel paese che l’iniziativa sta riscuotendo un successo crescente. A Milano, per esempio, via Maiocchi si è attrezzata con un orto di quartiere, che tutti gli abitanti possono coltivare ed arricchire con le proprie mani. Non mancano, inoltre, i momenti di socializzazione come le colazioni comuni, oppure delle vere e proprie passeggiate artistiche, che coinvolgono i vicini nella riscoperta delle bellezze storiche, architettoniche e culturali del quartiere e della città.

Quindi non solo aiuto reciproco nelle piccole faccende quotidiane, ma anche vere e proprie occasioni per coinvolgere attivamente i vicini. Spesso, inoltre, molte delle iniziative sono contraddistinte dalla voglia di aiutare chi è meno fortunato o di migliorare la città, partendo dal proprio uscio di casa: concerti o spettacoli di beneficenza, così come pulizia volontaria del quartiere, offrono un esempio chiaro di come il desiderio di dare il proprio contributo esca ben oltre i confini della propria via.

A volte le iniziative crescono rapidamente, altre volte, invece, necessitano di un impulso maggiore da parte dei promotori, ma la risposta è sempre molto positiva. Anche le istituzioni accademiche sono state colpite dal fenomeno, il quale è diventato oggetto di studi e tesi universitarie, che continuano ad analizzarne meccanismo e potenzialità.

Un bell’esempio di come Internet possa agevolare davvero il contatto tra persone che abitano in case diverse, ma che condividono esperienze di vita comuni, oltre ai post in bacheca e ai “mi piace”.

Per saperne di più su come creare un “quartiere social”: http://www.socialstreet.it/linee-guida/